Ieri l'altro, a casa di Antonella, mentre pranzavamo, sua madre Irvanna raccontava di una casa della sua fanciullezza (ma non ricordo più dove) in cui c'erano un ingresso anteriore ed uno posteriore, sempre aperti ed allora mi è venuto in mente l'ingresso della casa di Treia.... Io ho trascorso lì tutte le estati da quando mia madre se l'è sentita di lasciarmi sola con mia nonna Annetta e deve essere successo molto presto, fin quando lei se ne è andata. Io avevo 10 anni, allora.
Quel pesante portone, in quegli anni, è sempre stato aperto, e per non stare proprio in mezzo alla strada veniva tenuto chiusa invece una porta di mezzo. Io passavo le mie giornate seduta sul gradino che da sulla strada e salutavo tutti i passanti. A volte i miei mi compravano una pistola ad acqua e allora mi divertivo a spruzzare le poche auto che passavano lì davanti. Spesso veniva a trovarmi un gruppo di ragazzini: Luciano, Piero, Donello e Gerardo. Donello e Gerardo erano i figli di un appuntato dei carabinieri che viveva nell'appartamento del piano di sopra, in affitto da mia zia Augusta, e si trasferinono in un altro paese tanti anni fa, Piero se n'è andato anni fa per una qualche malattia e Luciano invece abita ancora a Treia e lo incontro spesso al mattino al bar dove andiamo io e Paolo a fare colazione.
Avevo una foto bellissima, scattata da mio padre, in cui ci sono io in mezzo, con un passeggino con una bambola nera (una rarità per quei tempi) che si chiamava Carlotta e dietro questi 4 ragazzini, di qualche anno più di me e quindi più alti di me di 30-40 centimetri, tutti in calzoncini corti, ai giardinetti di San Marco. Ne avevo fatta anche fare una copia per darla a Luciano (tempo fa gliene avevo parlato e gliela avevo promessa), ma poi con tutti i traslochi e gli spostamenti di mobili, chissà che fine hanno fatto.
Chissà cosa ci trovavano mai quei quatto ragazzini in quella bimbetta più piccola di loro e così fragile..... ma forse era la magia di quel portone aperto.
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